Oggi, 22 Maggio è Santa Rita da Cascia.
Ho abitato nel quartiere Santa Rita di Torino sino a quando mi sono sposato e ricordo come la ricorrenza della morte della santa fosse un evento molto sentito.
Migliaia di fedeli si riversavano verso la chiesa a lei intitolata nell’omonima piazza. Il caos attorno alla stessa emulava quello delle partite di calcio al prospiciente Stadio Comunale. Bancarelle di ambulanti, vigili urbani, strade chiuse …
Ieri sono transitato per Piazza Santa Rita ed ho visto che gli allestimenti erano quasi ultimati.
In realtà non sono così devoto da ricordare sempre questa data. Ciò che però ricordo molto bene è cosa accadde il giorno di Santa Rita del 1988.

Essendo nato il 1 Aprile del 1970 avevo da poco ottenuto il tanto agognato “foglio rosa” e frequentavo la scuola guida.
Vicino a Torino c’era il Centro Ricerche FIAT. Un grosso complesso contornato di viali di accesso alle varie zone.
Era domenica e quindi questa zona era sostanzialmente deserta. Era l’ideale per i novizi della guida e Papà mi portava lì per insegnarmi a guidare. Imparare a partire. Fare un po’ di manovre. Cambiare marcia …
Quel giorno l’oretta trascorse come il solito. Iniziavo a prenderci la mano.
E quando stavo per scendere e lasciargli il posto per avviarci a tornare a casa, ecco la frase di mio Papà che ricorderò sempre e che a distanza di 37 anni mi fa venire gli occhi lucidi mentre scrivo: “Adesso portami a casa”.

Così fu. Ci avviamo senza troppi intoppi. Era primo pomeriggio. Arrivammo verso casa ed il traffico cominciò ad intensificarsi. Sino a diventare un caos.
Il mio Papà non aveva fatto i conti con la Santa!
Insomma … mi ritrovai in mezzo al delirio.
Chiesi a mio Papà se volesse guidare ma lui mi rispose: “Vai piano e stai tranquillo“. Così feci. E tornammo a casa.
Amavo mio Papà. Eravamo davvero amici. Dove per amico non intendo che lo chiamassi Sergio, lo chiamavo Papà. Intendo che mi faceva piacere trascorrere il mio tempo con lui.
Mi manca, nonostante siano 27 anni che non c’è più.

Ciò che mi rimane di quel giorno non è stato un insegnamento per la guida ma per la vita. All’epoca non lo avevo consapevolizzato. L’importanza di dare credito e fiducia ai nostri figli.
E, se vogliamo estendere il concetto, possiamo dire la stessa cosa dei nostri collaboratori in ambito lavorativo.
Non so cosa pensasse mio Papà quando mi ha lasciato guidare in quella situazione complicata. Ma non era uno sciocco e sapeva che avrei anche potuto fare una frittata. Avrebbe pagato il prezzo di un mio errore come un tributo alla mia crescita.
Io non sono stato altrettanto capace come Padre. Lo dico con rimpianto ma senza rimorso. Per questo sono alla costante ricerca di recuperare il terreno perduto.
E devo recuperarne il più possibile. Acqua passata non macina più e quindi non è mai tardi per recuperare o iniziare.

Fidarsi e lasciar sbagliare sono le basi per far crescere qualunque cosa.
Non so quando ho iniziato davvero a farlo. Ma 5 anni fa, nello stesso luogo, ho pronunciato la stessa frase: “Adesso portami a casa”.
E come me, anche Sergio ha compiuto la sua missione.